Dovrebbero i paesi europei rifiutare l'ingresso agli immigrati che non parlano la propria lingua? Il caso del diritto alla vita familiare

Abstract

Questo articolo analizza il recente caso di una sentenza della Corte di Giustizia europea relativa alla possibilità per gli Stati membri dell’Unione Europea di vincolare l’ottenimento del visto per ricongiungimento familiare dei cittadini di paesi terzi (non appartenenti all’UE) al superamento di un esame di integrazione civica. L'articolo discute le problematiche relative alla sentenza, così come le sue implicazioni etiche e politiche. Si sostiene che la decisione della Corte, per quanto in linea con la Direttiva Europea sul ricongiungimento familiare, non tenga sufficientemente in conto le conseguenze negative della politica olandese che impone il test di integrazione civica. In particolare, la Corte appare trascurare il fatto che, non solo il test non rappresenta un metodo efficace per sondare la reale volontà/capacità di integrazione degli individui, ma che inoltre esso agisca come una forma di discriminazione ex-ante che viola l'arti-colo 7 della Convenzione europea e l'articolo 8 della Carta europea sulla diritto alla vita familiare.