La riproduzione in Italia e nelle sue regioni nel quadro delle dinamiche demografiche in Europa

Autori

  • Giuseppe Gesano IRPPS-CNR

DOI:

https://doi.org/10.3233/978-88-98822-15-7

Abstract

È almeno un secolo che si parla di crisi demografica europea; meglio sarebbe dire, di crisi demografiche in Europa, sia per la diversità dei loro tempi e luoghi, sia per la varietà delle loro forme, delle loro cause e dei loro effetti. Flussi emigratori e crisi di mortalità collegate ai due conflitti mondiali, immigrazioni e un generale allungamento della sopravvivenza, ma soprattutto sostanziali riduzioni della riproduttività delle generazioni hanno comportato importanti riduzioni nella crescita delle popolazioni e vistose modifiche alle loro strutture. La monografia cerca di dare un quadro attuale delle conseguenze di quelle crisi demografiche comparando la situazione tra i paesi europei e focalizzandosi in particolare sugli aspetti della riproduzione. Nella prima parte viene analizzata la situazione di crisi demografica nei paesi europei come si presenta in maniera differenziata nell’attualità, come è andata diversamente evolvendo nel lungo periodo e come ha reagito nei recenti anni di crisi economica e finanziaria. I paesi europei, esclusi quelli dell’ex URSS (tranne i tre paesi baltici) e quelli più piccoli, sono stati raggruppati geograficamente in Nordici, Centro-occidentali, Meridionali, Ex-comunisti e Balcanici occidentali, ma sono stati analizzati singolarmente nella loro dinamica demografica e nelle sue componenti naturali e migratorie. Sono state analizzate le conseguenze di tali dinamiche sulla struttura delle popolazioni, in particolare sui rapporti che vi sono tra i giovani (0-19 anni) e gli anziani (65+ anni) con la popolazione in età lavorativa (20-64 anni), nonché sull’ammontare e la struttura delle donne in età riproduttiva (15-49 anni). Si è studiato anche il contributo che le migrazioni hanno dato alla dinamica della popolazione e, in particolare, alla presenza in essa di donne nella fascia d’età feconda. Infine, affidandosi alle più recenti previsioni dell’ONU, sono stati messi in evidenza i condizionamenti delle dinamiche che vengono dalle strutture come sono maturate nel passato e come possono essere modificate da eventuali migrazioni. La seconda parte si sofferma sul punto centrale della formazione delle coppie e, soprattutto, sulla riproduzione, sottolineando che una politica della popolazione di un paese in regresso demografico che non possa o che non voglia contare troppo sulle immigrazioni deve per necessità puntare sulla ripresa della riproduttività della propria popolazione, cioè fare sì che la popolazione in età riproduttiva trovi le migliori condizioni per formare e mantenere nel tempo le coppie e affinché queste possano avere il numero di figli desiderato o anche solo quello che esse via, via programmano. L’evoluzione della fecondità nei paesi europei è stata analizzata a partire dal 1960 nelle sue variabili fondamentali: il tasso di fecondità totale, l’età media alla maternità e alla nascita del primo figlio, la quota di primogeniti, la quota di figli nati fuori dal matrimonio, uno ad uno e nelle connessioni tra loro. Nella terza parte la fecondità in Italia e in alcune sue regioni è stata studiata sia per contemporanee (dal 1952), sia per generazioni di madri (da quella nata nel 1933).

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Pubblicato

2019-10-08

Fascicolo

Sezione

Monografie